Come sta crescendo e quanto vale il mercato delle applicazioni per smartphone
Oggi le app sviluppate per Android e iOS sono circa 7 milioni e non servono più per i businessmen, anzi. Le utilizziamo in ogni momento della nostra vita per ascoltare musica, vedere film, video o serie tv, comprare servizi e prodotti, interagire con persone lontane, prenotare una cena, un bus, un treno o un aereo. Insomma, siamo app-dipendenti e ce lo confermano anche i numeri : in media ogni mese un utente utilizza 46 diverse app, pur avendone scaricate circa 80.
La rivoluzione delle app, anche se non tutti lo ricordano, risale al 1994 , quando venne messo sul mercato Simon, lo smartphone che aveva diverse applicazioni per e-mail e appuntamenti e pesava 500 grammi. Sembra passato oltre un secolo, ma solo perché l’evoluzione tecnologica è stata esponenziale.
Anche tra chi utilizza le app c’è una certa diseguaglianza, perché gli sviluppatori di Paesi emergenti hanno grande difficoltà ad avere visibilità e a commercializzare i propri prodotti. Infatti, i professionisti di questi Paesi hanno accesso solamente all’1% del fatturato totale, mentre il 95% del giro d’affari è un lusso che solo 10 Paesi possono permettersi.
Il business è solido e in costante crescita, se pensiamo che nel 2016 il settore valeva 1.300 miliardi di dollari e alla fine del 2021 le stime parlano di oltre 6.000 miliardi di dollari . Guidano la classifica di spesa in applicazioni Cina e USA e anche in questo comparto c’è una grande polarizzazione: l’1,6% delle software house fattura più del restante 98,4%.
Secondo una stima di App Annie, società specializzata in analisi del mercato digitale, il tempo che l’utente medio trascorre al giorno sul suo smartphone supera del 13% il tempo trascorso davanti alla tv: 4,2 ore al giorno contro 3,7 ore. Inoltre, anche se non è più una novità perché è accaduto per la prima volta già nel 2016, gli accessi a internet dagli smartphone sono ormai al livello di quelli dal computer . Un balzo impressionante, se pensiamo che a fine 2010 solo il 3,81% del traffico sul web partiva dai cellulari.
Cina e USA si dividono il tetto del mondo in termini di spesa per le app , con la Cina che presto guiderà la classifica globale perché ha 1,3 miliardi di utenti e perché i cinesi sono più abituati a fare la spesa con lo smartphone. Se però ci spostiamo in Europa e posiamo lo sguardo sul settore degli sviluppatori, notiamo che il Regno Unito è il terzo Paese al mondo per creatori di app (il 6,3% del totale) e per giro d’affari (6,8%). Troviamo poi la Germania al settimo posto, la Spagna al deciso e la Francia all’undicesimo. Per incontrare l’Italia dobbiamo scendere fino al diciannovesimo posto, con l’1,9% degli sviluppatori di app e uno 0,1% di valore del mercato globale.
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Smartphone: dall’udito alle tendiniti, i rischi per la salute e le raccomandazioni
La recente sentenza della Corte d’Appello di Torino ha riaperto il dibattito sulla correlazione tra l’uso dello smartphone e i rischi per la salute. Sul nesso di causalità con i carcinomi non c’è unanimità in seno alla comunità scientifica: tuttavia sono molte le patologie associabili a un utilizzo eccessivo del cellulare, dai disturbi alla vista alle tendiniti. L’esperto: “Il problema non è il telefono in sé, ma il tempo che vi trascorriamo”.
Ha citato in giudizio l’Inail, sostenendo che il tumore benigno al nervo acustico che gli ha provocato la sordità da un orecchio e una paresi al nervo facciale – con annessa un’invalidità al 57% - fosse da imputare all’uso eccessivo del cellulare a cui era stato costretto per ragioni di lavoro. Lui, 63enne tecnico specializzato alle Acciaierie di Cogne, doveva gestire, coordinare, e soprattutto, telefonare. Almeno due ore e mezza al giorno, tutti i giorni, per 13 anni. Dopo il tribunale di Aosta, anche la Corte di Appello di Torino ha accolto il suo ricorso, condannando l’istituto a riconoscergli una rendita di malattia professionale. Trecento euro al mese che hanno riaffermato un nuovo orientamento giurisprudenziale, dopo il vitalizio accordato per ragioni analoghe a un ex dipendente di Telecom Italia. La sentenza ha riacceso un “confronto serrato in seno alla stessa comunità scientifica”, come ha dichiarato l’avvocato Stefano Bertone dello studio Ambrosio&Comodo, che ha rappresentato i ricorrenti in entrambi i casi. Un confronto che da anni tenta di rispondere alla stessa domanda: usare il cellulare fa male oppure no?
“Il problema non è lo smartphone, ma quanto viene usato”
“Ormai il cellulare è diventato una vera e propria estensione del nostro corpo”, dice ad upday il dottor Fiorenzo Santarini, medico chirurgo. “Ciò non sarebbe di per sé collegato a nessuna criticità: il problema è che spesso se ne fa – o si è costretti a farne - un utilizzo eccessivo. Anche la più innocua attività umana può innescare una serie di patologie se ripetuta oltre misura. Facciamo un esempio: non c’è alcun pericolo nel salire una, due o anche cinque rampe di scale al giorno: ma se ne salissimo duecento accuseremmo ad esempio dei problemi alle articolazioni delle ginocchia. Lo stesso vale per il cellulare. Trascorrervi buona parte della giornata genera un sovraccarico per gli apparati visivo e uditivo, oltre al sistema nervoso e finanche a quello muscolare e scheletrico. Quanto invece alla correlazione tra sovraesposizione alle onde elettromagnetiche e disturbi oncologici, al momento non esistono riscontri scientifici definitivi”.
Smartphone e tumori: cosa sappiamo
I telefoni cellulari utilizzano onde a radiofrequenza per ricevere e inviare segnali ai ripetitori più vicini: queste onde, se molto intense, possono arrivare a scaldare i tessuti, proprio come accade per le microonde dei forni utilizzati per cucinare. La vicinanza all’antenna telefonica e al ripetitore più vicino determinano la quantità di onde assorbite dal corpo umano: per questo secondo l’Airc (l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro) è sempre consigliabile utilizzare auricolari quando si è impegnati in una conversazione telefonica; è inoltre raccomandato tenere l’apparecchio lontano dal corpo quando inattivo. Il principale studio sul tema è stato condotto del National Toxicology Program, che ha sottoposto le cavie a nove ore di radiazioni al giorno: è stata notata un’insorgenza tumorale, ma le condizioni dell’esperimento (durato 10 anni) erano diverse da quelle associabili al normale utilizzo dello smartphone. Inoltre la tecnologia 2G che è stata presa in esame è ormai divenuta obsoleta.
Le sperimentazioni non hanno finora evidenziato alcun legame tra l’uso del cellulare e i tumori cerebrali; tuttavia alcuni studi epidemiologici hanno mostrato un possibile incremento di rischio per il neurinoma del nervo acustico (lo stesso del ricorrente valdostano).
Un recente studio dell’Istituto superiore di sanità e pubblicato sulla rivista Pacing and Clinical Electrophysiology ha evidenziato che il magnete presente nell’iPhone 12 può attivare l’interruttore magnetico di pacemaker e defibrillatori impiantabili, qualora lo smartphone sia tenuto a meno di un centimetro dal cuore: la stessa azienda di Cupertino consiglia di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 15 centimetri.
Otiti, dermatiti e tendiniti: i possibili disturbi
“Al di là delle patologie più importanti, esiste un ampio ventaglio di disturbi minori, incidentali”, spiega Santarini. “L’esposizione prolungata agli schermi luminosi può provocare cali della vista, oltre a emicrania ricorrente e ansia”. La luce blu dei dispositivi può infatti favorire la produzione di radicali liberi che danneggiano progressivamente la retina, anche se quello della vista non è l’unico problema, secondo l’esperto: “Il contatto continuo con allergeni come cromo e nichel - spesso contenuti nei cellulari -può provocare dermatiti. L’uso degli auricolari previene questo rischio e aiuta anche a ripararsi dalle onde elettromagnetiche, ma espone a infiammazioni e otiti che possono causare una perdita di udito anche significativa”. Persino il sistema muscolo-scheletrico rischia di pagare dazio all’abuso telefonico: “Per consultare lo smartphone si resta spesso con una postura innaturale, a capo chino, che determina una tensione costante della muscolatura del tratto cervicale e poi della zona dorsale. Questo può portare a degenerazioni artrosiche, protusioni ed ernie. Senza contare le tendiniti che possono insorgere a lungo andare quando si “scrolla” lo schermo o si digitano tantissimi messaggi al giorno: penso alla sindrome del pollice a scatto, ma anche a quelle del tunnel carpale e cubitale”.
Le 11 raccomandazioni per lo Smart Working in sicurezza
Di recente il Cert-PA dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha elaborato undici semplici raccomandazioni rivolte ai propri dipendenti che hanno adottato la modalità di lavoro agile. Questo Vademecum per la sicurezza informatica aiuta il personale ad utilizzare al meglio e in sicurezza i propri dispositivi personali: pc, smartphone, tablet.
Le raccomandazioni si fondano sulle misure minime di sicurezza informatica per le pubbliche amministrazioni, fissate dalla circolare 17 marzo 2017, n. 1/2017.
Ma queste indicazioni sono assolutamente valide anche per i dipendenti privati che in questo periodo di pandemia Codiv-19 si ritrovano a lavorare in Smart Working.
Raccomandazioni minime, semplici, ma non banali.
Anche e soprattutto perchè fuori sede il controllo sull’operato dei dipendenti potrà essere molto limitato.
Dovremo responsabilizzare i lavoratori, fornendo semplici quanto efficaci indicazioni.
Ma ecco quali sono le 11 raccomandazioni dell’AgID:
1. Segui prioritariamente le policy e le raccomandazioni dettate dal tuo datore di lavoro.
2. Utilizza i sistemi operativi per i quali attualmente è garantito il supporto.
3. Effettua costantemente gli aggiornamenti di sicurezza del tuo sistema operativo.
4. Assicurati che i software di protezione del tuo sistema operativo (Firewall, Antivirus, ecc.) siano abilitati e costantemente aggiornati.
5. Assicurati che gli accessi al sistema operativo siano protetti da una password sicura e comunque conforme alle password policy emanate dal tuo datore di lavoro.
6. Non installare software proveniente da fonti/repository non ufficiali.
7. Blocca l’accesso al sistema e/o configura la modalità di blocco automatico quando ti allontani dalla postazione di lavoro.
8. Non cliccare su link o allegati contenuti in email sospette.
9. Utilizza l’accesso a connessioni Wi-Fi adeguatamente protette.
10. Collegati a dispositivi mobili (pen-drive, hdd-esterno, etc) di cui conosci la provenienza (nuovi, già utilizzati, forniti dal datore di lavoro).
11. Effettua sempre il log-out dai servizi/portali utilizzati dopo che hai concluso la tua sessione lavorativa.