Recensione Nothing Phone (1): lo smartphone Android per chi vorrebbe un iPhone
Ci piace, per moltissimi motivi. Il primo è che ci ricorda quei ristoranti con una enorme cucina a vista: il cliente può guardare quanto è pulita, e chi ci lavora dentro. Tenere una cucina pulita e accattivante richiede un impegno e una costanza non da poco. Quando osserviamo il retro trasparente del nuovo telefono di Carl Pei pensiamo allo sforzo che è stato fatto per creare un qualcosa che sia bello e funzionale: quelli che vediamo sono i componenti dello smartphone, funzionanti, rivisti e ridisegnati per poter essere messi in bella mostra. Non sono un disegno, o una cover. Un tempo il design era parte integrante di un prodotto, poi la riduzione delle cornici lo ha reso sempre meno importante: si pensi ai TV, che da spenti sembrano tutti identici, ai tablet, ai telefoni. Tutto schermo, sagome simili e un retro che trova nel design delle fotocamere l’unico punto distintivo.
Quando prendiamo tra le mani il Nothing Phone (1) ci rendiamo conto che il design, i dettagli e le linee rivestono un ruolo fondamentale in un telefono che vuole essere di moda e diventare una sorta di status symbol. Non c’è nulla di male in tutto questo, e Carl Pei è consapevole che oggi si vendono (e tanto) tre tipi di telefoni: quelli con l’intramontabile mela dietro, quelli che vengono spinti da massicce campagne pubblicitarie e quelli che costano poco. Il ragazzo ci sa fare, lo ha dimostrato ai tempi con OnePlus, ed è riuscito a portare tutto quello che ha potuto copiare dall’iPhone nel mondo Android creando una campagna di hype a costo zero, con un telefono che si differenzia esteticamente da tutti gli altri e che costa il giusto: 499 euro, ma consigliamo il modello da 529.
Il secondo motivo per cui ci piace è per il suo essere al tempo stesso spaccone e umile: non si vergogna a copiare spudoratamente il design dell’iPhone ma non esagera nelle specifiche tecniche, e restando con i piedi per terra riesce automaticamente ad eliminare dai suoi radar quella nicchia di utenti che credono ancora oggi che sia il processore a rendere davvero top un telefono. Nothing non è fatto per questi utenti, è fatto per chi non ha neppure idea di cosa sia lo Snapdragon e non è neppure interessato a saperlo.
Infine ci sono le luci, che sono una trovata geniale: Nothing ha trasformato quello che un tempo era il led di notifica in una versione più discreta, moderna e utile. Probabilmente chi acquista il Nothing passerà i primi giorni a far vedere che il suo telefono ha le lucine, è normale, ma con il passare del tempo inizierà ad apprezza il fatto di poter capire, senza suoneria, chi sta chiamando, che notifica è arrivata, cosa sta succedendo.
Un iPhone con Android a bordo
Una copia quasi spudorata, se non fosse per la presenza della fotocamera integrata nello schermo OLED che sostituisce il notch, marchio di fabbrica Apple. Chiudete gli occhi, afferrate con la mano destra un iPhone 13 Pro Max e con la sinistra il Nothing e l’unica differenza che sentirete è il peso, l’iPhone è più pesante. La percezione che il Nothing Phone (1) riesce a trasmettere è quella di un telefono costruito davvero bene, con materiali di qualità.
Aiuta la cornice rettangolare a spigolo, mentre il freddo dell’alluminio ci ricorda che siamo impugnando qualcosa di solido e non le sempre più diffuse cornici in plastica, ormai uno standard sui telefoni da 500 euro. Il Nothing Phone (1) non è waterproof ma è comunque resistente all’acqua, ha tre microfoni e diffusori stereo, uno nella parte bassa usato anche per il vivavoce e uno nella parte alta, di fatto la capsula auricolare. Suonano discretamente, come ci si aspetta dall'audio di un telefono.
Le dimensioni del dispositivo, balla qualche millimetro, sono quelle del telefono più grande della gamma Apple e lo si poteva già intuire dai 6.55” di diagonale dello schermo, schermo che è un OLED flessibile da 2.400x1.080. La scelta dell’OLED flessibile è legato alla necessità di tenere uno spessore ridotto nella parte bassa piegando lo schermo e quindi eliminando la necessità di spazio per il cavo flat: il risultato è un telefono con la cornice di pari spessore su tutti i lati.
Sono pochissimi i telefoni al mondo con questa caratteristica, ma forse il Nothing è, insieme all’iPhone, quello dove questa perfetta regolarità emerge: sul Galaxy S22, anche lui con cornici simmetriche, la presenza di bordi leggermente curvi che riflettono la luce in modo diverso e l’assenza di una cornice di contenimento fa sembrare la cosa meno evidente.
L’unica preoccupazione che ci viene, avendo usato per mesi le cuffie Nothing, è legata alla resistenza del vetro posteriore. Il Nothing è un telefono da usare rigorosamente senza cover (come quasi tutti i telefoni, ma questo ancora di più) e la preoccupazione è che tanti piccoli graffi possano portare con il tempo all’opacizzazione del vetro trasparente. La plastica delle cuffie, anche loro con effetto trasparente, dopo un anno di vita è totalmente opaca.
Segnaliamo infine, almeno nell’esemplare che Nothing ci ha inviato, una piccola imperfezione di assemblaggio: il vetro posteriore non è incollato in modo uniforme e nella parte alta sporge di una frazione di millimetro. Potrebbe essere un caso isolato, ma è bene dare un occhio anche perché sono stati segnalati altri problemi legati ad un controllo qualità che non pare impeccabile, come schermi tendenti al verde.
Da segnalare l’assenza di jack audio e di microSD, la presenza di uno slot SIM che ospita due SIM fisse e di una porta USB Type C 2.0.
Android puro, con qualche tocco di stile
Nothing ha fatto una scelta saggia: ha deciso di usare Android nella sua versione poi pura limitando la sola personalizzazione all’uso della sua font “a punti” per i titoli delle varie sezioni. Questo per due motivi: il primo è che diventa molto più facile garantire aggiornamenti di sicurezza e di sistema, non deve fare altro che trasferire agli utenti le patch di Google. Il Nothing, insieme a pochi altri telefoni sul mercato, è probabilmente uno dei dispositivi Android più sicuri, visto che la maggior parte dei bug sfruttabili oggi presenti sui dispositivi viene introdotto proprio dalle personalizzazioni di sistema fatte dai vari produttori.
Il secondo è puramente stilistico: Google sta andando nella direzione tracciata con Android 12, Material You, una interfaccia molto più coerente che mal si sposa con le personalizzazioni dei produttori e questa nuova interfaccia si sposa a pieno con la filosofia del brand che tende a ridurre all’osso le personalizzino disponibili per evitare che un utente possa andare a distruggere un design creato da persone che hanno studiato anni per disegnare un lay-out. Di Nothing troviamo così solo quattro widget a tema, un paio di funzionalità come la possibilità di connettere un account NFT o di gestire la Tesla, il registratore vocale che ricalca le linee dell’azienda e la fotocamera, oltre ai pochi sfondi presenti.
La deviazione più profonda è Glyph, ovvero la gestione dei LED sul retro: un intero pannello permette di gestire al meglio i 900 LED nascosti dietro le strisce traslucide sul pannello posteriore. I LED sono talmente piccoli che riescono a dare un senso si striscia luminosa continua, non si vede affatto la differenza di uniformità. Dal pannello si può regolare la luminosità, di default un po’ alta, e si possono attivare diverse funzionalità come ad esempio assegnare le suonerie pre-impostate ai contatti per avere l’audio accompagnato dalla segnalazione luminosa.
Sono dieci le suonerie, un po’ metalliche e schizofreniche, e sono quindi 10 i diversi pattern di illuminazione abbinati. I disegni luminosi sul retro possono essere usati con un certi criterio: quando si ricarica il telefono a cavo si illumina la barra in prossimità del connettore USB Type C per indicare lo stato di carica e quando si appoggia un dispositivo che accetta ricarica wireless dal telefono, massimo 5 watt, il cerchio attorno alla bobina delimita l’area di carica.
Secondo Nothing possono essere usati anche per i ritratti, come luce di riempimento, tuttavia la temperatura colore è molto fredda e poco naturale e il Nothing non scatta ritratti a distanza ravvicinata, al momento come vedremo la modalità ritratto usa il 24 mm (sigh).
Segnaliamo la presenza di un curioso easter egg: abbinando un contatto finto di nome Abra alla suoneria Abra si sblocca una funzionalità chiamata “visualizzazione della musica” che illumina i LED a ritmo di musica con qualsiasi traccia, anche da YouTube.
L’unico appunto che possiamo fare all’interfaccia è il fatto che in italiano è tradotta male, da qualche traduttore automatico, almeno per la fotocamera: “portrait” è diventato “verticale” e non ritratto, mentre la possibilità di usare le luci come “flash” parlano di interfaccia “glifo”. Abbiamo segnalato la cosa a Nothing e speriamo che venga corretta nel prossimo aggiornamento.
Batteria nella media, ottimo schermo
Lo schermo del Nothing è un ottimo AMOLED Samsung: perfetta visibilità, buona luminosità di base e anche buona luminosità di picco. Uno schermo a 120 Hz, anche se l’utente può scegliere di tornare a 60 Hz: apprezzabile il fatto che Nothing abbia messo la modalità 120 Hz di default nonostante consumi di più. Durante tutti i test fatti, e nella maggior parte delle situazioni, impostando i 120 Hz tutto va a questa frequenza di refresh senza mai scalare a 60 Hz con un incremento del consumo e una riduzione dell’autonomia. La differenza c’è, come sempre, ma usare i 60 Hz non è un delitto.
Quando dura la batteria? Nei prossimi giorni pubblicheremo i test di laboratorio per batteria e ricezione, al momento possiamo dire che la batteria da 4500mAh riesce a portarci senza problemi a sera anche se non è un mostro di autonomia. Il processore Snapdragon 778+ è un ottimo processore nel rapporto prestazioni consumi, ma Nothing tiene comunque una luminosità di base dello schermo più elevata per dare un’ottima leggibilità in ogni condizioni, ci sono i 120 Hz e ci sono anche i LED che però non consumano moltissimo. L’aggiornamento rilasciato ieri ha ottimizzato ulteriormente i consumi: prima c’era un leggero battery drain, ora anche in stand by i consumi sono ridotti. In ogni caso non è un telefono per il quale l’autonomia rappresenta un problema, si fanno le 5/5.5 ore di schermo con un uso moderato che è probabilmente il tipo di utilizzo che il target tipico di questo smartphone fa.
Il telefono è veloce, reattivo, fluido, e soprattutto non scalda come scaldano oggi i top di gamma con lo Snapdragon 8 Gen 1: in qualche situazione di gioco può capitare di trovarsi davanti ad una temperatura più alta della media, ma se pensiamo al recente Xperia e ad altri smartphone “calienti” non possiamo che sorridere davanti al più mite Nothing.
Nella media la ricezione e le qualità delle telefonate: i tre microfoni cancellano abbastanza bene il rumore durante le chiamate in ambienti non certo silenziosi, ad esempio un treno, e la voce giunge nitida e cristallina.
Due fotocamere da 50 megapixel con resa diversa
Oltre all’app dedicata alla registrazione vocale, che Nothing ha realizzato appositamente, l’azienda è stata costretta a sviluppare un’app dedicata per la fotografia, visto che Google non rilascia agli OEM la sua Google Cam. Nothing non ci ha messo molto: ha copiato l’app dell’iPhone, cambiando solo un paio di dettagli. La distribuzione dei tasti, il fatto che cliccando sulla risoluzione o sul frame rate in modalità video questi possano essere cambiati al volo senza passare nel menu e tanti altri piccoli particolari richiamano la semplice app di scatto di iOS.
La fotocamera principale è l’IMX766 usata su diversi flagship, 24 mm di focale, stabilizzatore ottico e tutte le modalità che servono, dal ritratto alla foto e video notturni.
La modalità notturna va inserita a mano e funziona sia sul sensore principale sia sul super wide, e la stessa cosa vale per la modalità “pro” che permette di scattare in RAW.
La camera ultra wide è basata invece su un sensore da 1/2.76” Samsung JN1 con autofocus per macro fino a 4 cm, anche lui da impostare a mano. Non c’è il tele, ma almeno non ci troviamo nella configurazione con camera wide da 8 megapixel sempre più diffusa sui medio di gamma e non ci sono telecamere inutili da 2 megapixel.
Qui sotto alcune fotografie scattate con il Nothing Phone (1), e devono essere viste nello stesso modo in cui si guardano le foto fatte in modalità punta e scatta: Nothing è molto “automatico” e cerca di aiutare l’utente nel miglior modo possibile, offrendo anche una preview abbastanza reale a schermo di quello che poi sarà il risultato.
Ci sono solo un paio di criticità che è opportuno segnalare: il telefono scatta solo in Jpeg, mentre registra anche video in H.265. Se consideriamo che una foto in Jpeg occupa 2.5 volte lo spazio di una foto HEIC e la qualità di quest’ultima è spesso superiore è ora di dare un taglio al Jpeg, riempie inutilmente la memoria dei telefoni.
Inoltre per quale motivo la modalità ritratto usa la lente da 24 mm senza cambiare digitalmente focale: il risultato sono grandangoli con il fondo sfuocato che non si possono “fotograficamente” vedere. L’algoritmo di scontorno è buono ma non perfetto, soprattutto se non viene usato sui volti ma vien e usato per ridurre la profondità di campo.
Manca anche lo zoom “digitale” continuo: lo zoom esiste solo per il sensore principale dove si spinge digitalmente fino a 10x.
Apprezzabile l’uniformità cromatica tra i due sensori e la resa con la modalità notturna dove si riescono a scattare ottime foto anche a mano libera. L’editor fotografico è quello stock di Google.
Cellulari Xiaomi: i migliori sotto i 250 euro
Durante i primi anni il brand Xiaomi è stato accolto con una certa diffidenza dal pubblico italiano, in quanto da sempre “cinese” è sinonimo di prodotto economico ma molto scadente a livello di qualità.
Ma nel giro di pochi anni i prodotti Xiaomi, dai telefoni agli elettrodomestici, si sono imposti sul mercato conquistando i consumatori grazie al loro eccezionale rapporto qualità-prezzo. Nessun altra azienda infatti permette di accedere a tecnologie così innovative a prezzi accessibili a tutti.
Il brand cinese ha lanciato il suo primo smartphone oltre vent’anni fa, nel 2011. Da alcuni anni l’azienda ha moltiplicato il comparto mobile, e attualmente si suddivide in tre diversi marchi indipendenti: Xiaomi, Redmi (più orientato alla fascia medio-bassa) e Poco.
Perché conviene acquistare uno smartphone Xiaomi?
Design: sono modelli eleganti e curati nei dettagli
Prezzo: sono estremamente convenienti rispetto a cellulari con le stesse specifiche tecniche e garantiscono le stesse prestazioni (o addirittura più elevate) ridettò a brand più famosi, ma a meno della metà del prezzo
Resistenza: sono telefoni che durano nel tempo
Interfaccia grafica: Xiaomi ha sviluppato MIUI, un’interfaccia utente molto gradevole, che ha funzioni avanzate e utili come il Second Space e le Dual Apps
Modding: i cellulari Xiaomi utilizzano Android e in quanto tali sono “modificabili” dagli utenti più esperti per aumentarne le prestazioni
Qualità dei materiali: i materiali utilizzati sono ottimi (in questo Xiaomi è all’avanguardia, ad esempio per l’utilizzo della ceramica in alcuni telefoni)
Svantaggi dei cellulari Xiaomi?
Reperibilità: I cellulari Xiaomi si acquistano solo online, sia in Italia che nel resto d’Europa: non si trovano nei negozi di elettronica ma solo negli e-commerce.
Garanzia: Nel caso il vostro cellulare Xiaomi abbia necessità di essere inviato in riparazione, saranno necessari lunghi tempi di attesa per l’invio in Cina (a meno che non acquistiate su Honorbuy.it la cui assistenza è in Italia).
Molti dei cellulari Xiaomi si collocano in una fascia di prezzo economica. Vediamo quali sono i migliori da acquistare in questo momento sotto i 250 euro:
Quanto dura la vita media di uno smartphone?
I nostri smartphone stanno migliorando drasticamente la loro qualità, motivo per cui si sta allungando clamorosamente la loro vita media, ma quanto dovrebbe durare uno smartphone per funzionare sempre al top?
5 Common Cat Behaviours And What Th... Please enable JavaScript 5 Common Cat Behaviours And What They Mean
Secondo una ricerca appena pubblicata, i peggiori incubi dei costruttori si stanno materializzando, perché il 55% degli intervistati dichiara che la vita media del proprio smartphone va dai 3 ai 5 anni.
Allarme rosso! Perché i produttori vorrebbero invece un approccio molto differente e gradirebbero un turnover molto più frequente che alimenti il business del settore.
Quanto tenere uno smartphone?
Gli autori dell’indagine hanno chiesto ad un numero abbastanza elevato di persone con quale frequenza cambiano lo smartphone.
Questa indagine, quindi, non rappresenta uno studio su quanto tempo tenere uno smartphone, dato che dovrebbe arrivare dagli esperti più che da una ricerca di mercato. In questo caso, invece, i ricercatori hanno cercato di misurare i comportamenti dei consumatori, per capire la loro propensione al cambio del cellulare.
La ricerca ha contorni che non sono definiti con molta precisione, per cui non sappiamo quale sia l’affidabilità del dato; hanno risposto alla domanda circa 3640 persone, che sono utenti di smartphone.
Questo significa che la durata media a livello globale è cresciuta di un anno rispetto al passato, grazie anche alla maggiore qualità garantita dai dispositivi.
Una sorta di circuito vizioso (per le aziende) la cui migliore offerta si traduce in un calo degli acquisti. Sempre meglio che l’obsolescenza programmata.
After so many years of people being pressured into upgrading to a new phone when their old phone was perfectly functional, it’s encouraging to see that so many of our survey respondents are hanging on to their devices for longer. The data from our survey indicates that people are more conscious about things like price and basic phone functionality. They don’t care so much about having the latest, coolest tech — something that might not be great news for the big manufacturers this year. Andrew Moore-Crispin, Ting Mobile
Ting Mobile è la società che ha realizzato l’indagine, che ha avuto risultati interessanti.
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Quanto tempo dura uno smartphone?
Alla domanda: PER QUANTO TEMPO PENSI DI TENERE IL TUO SMARTPHONE? gli utenti hanno risposto così:
54% dai 3 ai 5%
30% almeno 3 anni
15% due anni
1% meno di due anni
Il risultato è molto diverso da quello che le aziende hanno cercato di fare negli ultimi periodi, ovvero portare il ciclo di vita a circa 2 anni. Ma d’altro canto questo dato (che probabilmente i costruttori conoscono bene da tempo) ci spiega anche perché il ciclo del design di alcuni prodotti viene tenuto in vita così a lungo.
Quanto dura uno smartphone Android?
Probabilmente questa è la vera domanda che dovremmo farci, perché esiste una spaccatura nettissima tra la vita media di uno smartphone Android e quanto dura invece un cellulare Apple. La vita media di iPhone, infatti, risulta mediamente molto più lunga di quella di uno smartphone Samsung, Xiaomi o Huawei, complice il fatto che gli aggiornamenti sono garantiti per un periodo più lungo e perché mediamente l’obsolescenza dei processori di Apple è più lenta rispetto a quelli utilizzati sui prodotti Android.
Quando ci si chiede quanto dura uno smartphone Android, la risposta cambia in modo drastico, a seconda del fatto che si prenda in considerazione un cellulare al top della gamma, con il miglior processore possibile, oppure un telefono di gamma media o bassa, perché in questo caso i processori sono meno potenti e quindi durano meno nel tempo.
L’ultimo aggiornamento software di Apple, quello con iOS 15, è compatibile con tutti gli iPhone in circolazione, fino al modello iPhone 6s. Significa che è possibile aggiornare anche gli smartphone Apple usciti nel 2015, con ben 7 anni di vita.
Android, invece, garantisce due aggiornamenti di sistema operativo e tre anni di aggiornamenti di sicurezza, limite che ultimamente è stato spostato a tre anni di updates e 4 anni di patch di sicurezza. Verosimilmente, al di là del comportamento di molti, se dovessimo pensare alla durata media di un cellulare e immaginare quanto tempo dura uno smartphone perché funzioni al massimo delle sue possibilità, probabilmente la risposta corretta è quella di tre anni, quattro al massimo. Stiamo parlando di quanto dura uno smartphone Android, di fascia medio alta.
Quali telefoni durano di più?
Sgombrato il campo dalle differenze tra iPhone e Android, chiarito il fatto che gli smartphone di Apple generalmente hanno una vita molto più lunga, per capire quali telefoni durano di più, bisogna fare sicuramente riferimento alla propensione dei produttori ad aggiornare gli smartphone dopo la loro commercializzazione.
Se uno dei parametri che consideriamo è quello dell’introduzione di nuove funzioni anche molto tempo dopo la loro commercializzazione, i telefoni che durano di più sono sicuramente quelli di Samsung. Basti pensare che Galaxy S10, in circolazione da marzo 2019, quest’anno è stato aggiornato con le funzioni del più recente Galaxy S22. Nessun altro produttore del mondo Android può garantire una cura di questo tipo per i suoi cellulari.
Strategy Analytics: la media è di 33 mesi
Quello che ci piace molto è avere notizie certe e fugare i dubbi: è per questo che apprendiamo con una certa felicità che Strategy Analytics ha pubblicato informazioni completamente diverse, secondo cui la vita di uno telefono è di 18 mesi quando si parla di iPhone e la clientela è giovane, mentre scende a 16.5 mesi per i Galaxy.
Ma vale per i più giovani. Per i più adulti la media sale a 33 mesi, in entrambi i casi, comunque, il risultato di questa recente indagine fornisce indicazioni che sono compatibili con la vita ideale dei cellulari, analizzando le loro prestazioni.
Per coloro che non hanno la necessità di prestazioni particolarmente elevate, la raccomandazione ultima per capire quanto può durare mediamente un cellulare, è quella di non usare mai uno smartphone dopo che sono stati interrotti gli aggiornamenti di sicurezza. I nostri telefoni contengono una quantità tale di dati sensibili, che è opportuno usarli solo quando sia la certezza di non avere vulnerabilità.